Written by Confagricoltura Cuneo

I bonus “a pioggia” del Dl Rilancio non servono a risollevare il settore agricolo

Confagricoltura Cuneo torna sulla necessità di adottare misure più mirate per i comparti in crisi

Con circolare del 21 luglio 2020, l’Agenzia delle Entrate ha fornito ulteriori chiarimenti su come accedere ai contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Rilancio. La novità riguarda le aziende con sede nei Comuni colpiti da eventi calamitosi, che potranno accedere al bonus di 1.000 euro (che diventano 2.000 euro per le società) anche se non hanno avuto un calo di fatturato maggiore del 33% rispetto al 2019. Possono fare domanda entro il 13 agosto tutte le imprese che siano in attività alla data di presentazione dell’istanza.

“È senz’altro positivo che il Governo abbia pensato ad interventi per aiutare le aziende in difficoltà in questo particolare momento, tuttavia continuiamo a non comprendere la logica né l’efficacia di provvedimenti concessi “a pioggia” a una platea molto vasta di soggetti, senza valutare in modo adeguato le diverse necessità e tarando, di conseguenza, meglio gli strumenti di intervento – spiega il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia –. Ci saremmo aspettati altre iniziative, da tempo richieste dalla nostra organizzazione, come un taglio drastico del cuneo fiscale e gli sgravi contributivi per specifici settori, vedi la frutticoltura e la zootecnia, che sono fortemente in difficoltà e hanno un valore notevole nella bilancia commerciale della nostra provincia e del nostro Paese”.

Per accedere al contributo previsto dal Dl Rilancio, invece, le condizioni richieste alle imprese sono minime: il fatturato 2019 deve risultare inferiore a 5 milioni di euro e devono avere il domicilio fiscale o la sede operativa in uno dei Comuni colpiti da eventi calamitosi a far data dall’insorgenza dell’evento stesso. Vi rientrano quindi i Comuni della Regione Piemonte colpiti dagli eventi meteorologici verificatisi nel novembre 2019.

“Come già accaduto nel caso della sanatoria dei rapporti di lavoro irregolari, che si sta dimostrando non essere utilizzata dalla maggior parte delle aziende agricole (appena il 12% delle richieste presentate è giunta dal settore primario), la politica interviene con una scelta che rischia facilmente di non essere incisiva per risollevare la sorti dell’economia del nostro Paese, così provata dagli effetti dell’emergenza sanitaria che continuano a farsi sentire con particolare forza”, conclude il presidente Allasia.

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